Semplificazioni fiscali, primo «pacchetto» al CdM di venerdì
Tra le misure, obbligo di comunicazione delle operazioni tra partite IVA oltre i 3.000 euro; a maggio l’attuazione per la delega
Prima le semplificazioni, poi, a maggio, l’attuazione della delega per la riforma fiscale, attraverso la quale “legare” la lotta all’evasione al calo dell’IRPEF.In sintesi, stando alle ultime indiscrezioni, sarebbe questo il piano del Governo, che, per adeguare il sistema fiscale italiano nell’ottica della funzionalità e dell’equità, dovrebbe lavorare su quattro fronti:
- semplificazioni;
- calo IRPEF con lotta all’evasione;
- tagli alle agevolazioni inutili, senza un nuovo aumento dell’IVA;
- riforma del Catasto.
Come già anticipato nei giorni scorsi (si vedano “Doppio binario per la riforma fiscale” del 17 febbraio e “In arrivo una prima «tranche» di semplificazioni fiscali” del 14 febbraio 2012), infatti, venerdì dovrebbe approdare, in Consiglio dei Ministri, un “primo pacchetto”, sotto forma di decreto, come ha annunciato il premier Mario Monti parlando alla Borsa di Milano. Il punto di partenza – ha spiegato – è rendere “la vita più facile ai contribuenti onesti”. Poi, si punterà “a far affluire ai contribuenti onesti in forma di minor aggravio fiscale, man mano che sarà possibile, il gettito della lotta accresciuta contro l’evasione”.
Per ciò che concerne il provvedimento all’esame dei CdM di venerdì, esso potrebbe chiarire che la prima rata dell’IMU del 16 giugno si dovrebbe pagare considerando le aliquote base (4 per mille per la prima casa e 7,6 per mille per gli altri immobili) e versando la metà dell’importo annuale. I Comuni, infatti, dovrebbero poter decidere di modificare le aliquote fino a tutto il mese di giugno e, in tal caso, i cittadini ne dovrebbero tener conto nel saldo di dicembre.
Ancora, la detrazione familiare prevista dovrebbe valere una sola volta per nucleo familiare e potrebbe arrivare di nuovo la dichiarazione ICI (ora IMU) nel caso di cambiamento della titolarità dell’immobile.
Nel provvedimento potrebbe poi trovare spazio la riscossione: nel caso di pignoramento, infatti, l’imprenditore potrebbe essere nominato custode dei beni strumentali pignorati, in modo che ci sia continuità produttiva (e si possa pagare il debito con il Fisco).
Il decreto non dovrebbe prevedere una quantificazione degli incassi, ma di certo contenere norme di lotta all’evasione, come la reintroduzione dell’elenco “clienti e fornitori”, la comunicazione di operazioni tra partite IVA superiori a 3.000 euro, un aumento delle multe per chi esporta capitali all’estero, l’ingresso nell’elenco dei contribuenti “a rischio”, controllati quindi ogni anno, dei soggetti che vengono sorpresi a non staccare scontrini o non rispondono ai questionari sugli studi di settore. Oltre a una “stretta” sui bookmaker illegali, potrebbero poi esserci novità per gli acconti IRES e potrebbe aumentare la soglia minima per le contestazioni al Fisco: norma, quest’ultima, che non dovrebbe valere per chi arrotonderà gli importi da pagare in modo “seriale”.
Allo studio una riduzione dell’aliquota IRPEF più bassa al 20%
Invece, in relazione all’attuazione delle delega fiscale, per la quale, come tempi, si parla del mese di maggio, una delle misure potrebbe consistere nell’ipotesi, strettamente legata ai risultati della lotta all’evasione, di una riduzione dell’aliquota IRPEF più bassa al 20%, per la quale servirebbero però 15 miliardi. Potrebbe quindi essere più probabile che la semplificazione dell’aliquota passi anche attraverso un ridisegno delle diverse classi di reddito, magari con un allargamento del primo scaglione per far rientrare più cittadini nella fascia meno tassata.A ciò dovrebbe accompagnarsi il taglio lineare delle detrazioni e deduzioni fiscali, onde evitare l’aumento dell’IVA dal 21% al 23% a ottobre. Il Governo punterebbe infatti a una selezione delle “agevolazioni”, spesso affastellate nel corso degli anni, anche se non dovrebbero correre rischi quelle per famiglie, lavoratori e pensionati.
Infine, la riforma del Catasto, mediante la sostituzione dei vani catastali con i metri quadrati, con un adeguamento dei valori a quelli reali di mercato, ora 3,73 volte più alti. La riforma, però, che dovrebbe servire a riequilibrare gli estimi delle grandi città sperequati tra centro e periferia, sarebbe a costo zero: l’adeguamento della base imponibile dovrebbe essere accompagnato da una riduzione delle aliquote sulle imposte immobiliari.
/ Michela DAMASCO
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