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domenica 13 gennaio 2013

Forma corretta di corrispettivo per socio lavoratore di srl

Quesiti - 23/04/2012
settore:
CCNL applicato:
Forma corretta di corrispettivo per socio lavoratore di srl
Con quale forma è corretto che un socio lavorante di una srl (con ristretto numero di soci 2/5) artigiana e/o commerciale, percepisca il corrispettivo per il proprio lavoro svolto per la società di cui è socio di capitali (ma anche lavorante) e non faccia parte del Consiglio di amministrazione e nemmeno sia amministratore unico? Premesso che: 1) si vuole escludere l applicazione della trasparenza, anche perchè non è certo che la società nei primi anni abbia un utile da distribuire, 2) comunque il socio che lavora esclusivamente per la società deve percepire pure un compenso per vivere, 3) il contratto di co.co.co. non è più ammesso e, comunque, la prestazione non è riconducibile a un progetto ma è molto più ampia e varia, visto che il socio, avendo interesse che la società vada bene, lavora con intraprendenza e accuratezza, nonché continuamente e non occasionalmente, 4) il rapporto di lavoro dipendente è inappropriato perché privo dei requisiti (e comunque troppo costoso) propri del lavoro dipendente, potrei proporre una delle seguenti soluzioni. a) Il socio di capitali, già iscritto alla mutua commercianti/artigiani con la srl, nonché all Inail, apre una propria partita Iva individuale come lavoratore autonomo; si iscrive alla gestione separata dell Inps (con aliquota ridotta) e fattura le sue prestazioni alla srl. L iscrizione alla gestione separata è obbligatoria considerando che è già iscritto alla mutua e la stessa è l attività prevalente? b) Il socio apre una partita Iva individuale, si iscrive al Rea come impresa individuale e non all Aia (essendo già iscritto) e fattura alla srl senza inscriversi alla gestione separata. c) Il socio non apre partita Iva e fa un contratto di lavoro autonomo, che poi andrà a dichiarare nei redditi diversi (non mi pare però corretto essendo una prestazione continuativa e non occasionale). Oppure, quale forma contrattuale deve attuare per percepire un compenso (giustamente) per il lavoro svolto, che nulla ha a che fare con un eventuale utile?
Soluzione proposta:
Risponde l'esperto:
Si premette che il socio di srl può godere esclusivamente dei redditi derivanti dalla partecipazione agli utili. Eventuali altri redditi sono percepibili a fronte di altre attività svolte (amministratore, dipendente, altro).
Il quesito comunque risulta di difficile soluzione poiché pone limitazioni e comunque ipotesi di cui non si comprende il motivo. Infatti:
1) perché è escluso l essere amministratore (o amministratore unico)?
2) perché non sussistono i requisiti per essere dipendente? Se non ricopre la carica di amministratore può essere anche dipendente, se amministratore può essere comunque dipendente a patto che, come amministratore, sia stato interdetto dai poteri decisionali in merito al personale dipendente con esplicita delibera del Cda;
3) in che ottica la mutua è definita attività prevalente ? Si intende che l attività di socio lavoratore di srl (e la successiva iscrizione Ivs artigiani commercianti) è prevalente rispetto a quella di lavoratore autonomo con partita Iva? Anche se quest ultima è l unica che gli dia un reddito?
4) in quale veste è già iscritto all Aia? Se fosse artigiano (a prescindere dall essere socio della srl di cui sopra – un attività separata), quindi in possesso di partita Iva, potrebbe agevolmente/regolarmente fatturare alla srl, come si presuppone faccia ad altri clienti (ovvio che la srl non sia unico cliente!).
Sembrerebbe che si tratti di una situazione in cui la società non vuole il soggetto come amministratore, non lo vuole dipendente perchè costa troppo, ma, siccome lo fa lavorare, vorrebbe dargli qualcosa.Presupponendo che questa non sia la situazione, a mio avviso, una soluzione percorribile appare essere la nomina del soggetto ad amministratore (con relativi poteri, oneri e responsabilità) con un proprio compenso e la relativa iscrizione alla gestione separata Inps. Sarebbe comunque opportuno conoscere quale attività lavorativa sia svolta dal soggetto poiché, se il motivo per cui lo stesso vuole/deve essere retribuito è afferente ad un attività lavorativa manuale che nulla c entra con l amministrazione/gestione/dirigenza (ad. es., il tornitore, ecc.), il compenso da amministratore non sarebbe appropriato.
In merito alle soluzioni proposte, a), b), c), pur sempre nei limiti di cui sopra, si precisa che:
a) un soggetto può aprire partita Iva come lavoratore autonomo (ad esempio, come consulente aziendale) senza iscrizione al Rea, iscriversi alla gestione separata e fatturare le proprie prestazioni alla srl avendo riguardo che la srl non sia l unico cliente. Da quantificare, altresì, gli eventuali costi aggiuntivi sorti in capo al soggetto con partita Iva (impianto contabile, iscrizioni, diritti, studi di settore, ecc.);
b) come nel caso a), non ci sono problemi sempre avendo riguardo che la srl non sia unico cliente!;
c) non è percorribile.
Concludendo, il socio di srl che lavora per la stessa, al fine di percepire un reddito che non sia distribuzione di utili, può optare se percepire, ancorché nelle limitazioni suddette:
- un compenso da amministratore, se presta attività da amministratore;
- uno stipendio da impiegato/operaio, avuto riguardo alla mansione svolta;
- un reddito derivante da emissione di fattura, con relativa iscrizione alla gestione separata, apertura partita Iva, ecc., nel caso di prestazioni di consulenza;
- un ricavo derivante da emissione di fatture con relative iscrizioni alla gestione commercianti, all Albo agenti, all Enasarco, nel caso di provvigioni (derivanti da attività di venditore autonomo);
- un ricavo derivante da emissione di fatture con relativa iscrizione alla gestione artigiani se l attività è riconducibile ad una esecuzione avente natura di manualità.
26 gennaio 2007
Paolo Losi

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