riforma fiscale
Riforma fiscale: la CGIL abbandona i tavoli tecnici
In una lettera al Ministro Tremonti, il sindacato accusa il Governo di aver «strumentalizzato» a fini politici le discussioni dei gruppi di lavoro
/ Venerdì 22 luglio 2011
La CGIL si chiama “fuori” dai preparativi della riforma fiscale, riferendo che smetterà di partecipare ai tavoli tecnici. La decisione è approdata nelle scorse ore, sotto forma di lettera, sulla scrivania del Ministro delle Finanze Giulio Tremonti. “Non parteciperemo più a nessuna delle prossime riunioni”, scrive la Confederazione, ufficializzando una scelta già annunciata in occasione degli ultimi incontri dei gruppi di lavoro, quello sull’erosione fiscale (martedì scorso) e quello sulla sovrapposizione Stato fiscale/Stato sociale (mercoledì).
In entrambe le sedute, un rappresentante della CGIL ha letto ai presenti i motivi dell’autoesclusione, poi confluiti nella lettera al Ministro. Su tutti, la sensazione che il lavoro svolto dai tavoli tecnici sia stato strumentalizzato a fini politici, e proprio nei giorni più convulsi per l’Esecutivo di governo, fra l’approvazione della legge di Bilancio e la bozza di delega in materia di fisco e assistenza, con la “campagna politica che le ha accompagnate”.
Mosse non gradite all’organizzazione sindacale, che ha mal digerito l’inclusione della tabella sulle oltre 400 tax expenditures in vigore, da mesi al vaglio dei tavoli tecnici, nella nuova manovra correttiva: “Cosa assai criticabile – punta il dito la CGIL –, tantopiù di fronte a un lavoro che comunemente era considerato non ancora concluso”.
Il sindacato se ne va, così, sbattendo la porta, e lo fa imputando la colpa all’utilizzo “improprio” dei gruppi di lavoro ministeriali, usati – sottolinea – come “una copertura a provvedimenti che non si è mai voluto formalmente discutere con le parti sociali e che, peraltro, la CGIL considera assai pericolosi e inaccettabili”.
Nel mirino, appunto, la famosa tabella sulle tax expenditures, termine (di conio statunitense) che definisce l’insieme delle agevolazioni e delle esenzioni fiscali. Anche perché l’inserimento della tabella nella manovra correttiva non è stato neutro, visto il taglio “orizzontale” imposto su tutte le voci.
Doppia bocciatura, dunque, dalla Confederazione: una, di più lunga gittata, per la riforma fiscale; l’altra, nell’immediato, per la manovra correttiva. Proprio ieri Susanna Camusso, Presidente CGIL, è tornata sull’argomento con parole tutt’altro che leggere: “È una manovra – ha detto – fatta senza avere un’idea di dove si porta il Paese, se non mantenere i privilegi di chi si è arricchito con la Finanza e il patrimonio immobiliare”.
Ben altre, per Camusso, dovrebbero essere le priorità, soprattutto a livello fiscale (con uno spostamento della tassazione “sui redditi più alti, alleggerendo quelli più bassi”), di welfare (intervenendo a sostegno del Mezzogiorno, dei ceti medi e deboli) e occupazionale: “Bisogna costruire dei processi di certezze del lavoro per i giovani, bisogna abolire tutte queste forme di precariato che sono una modalità per impedire la costruzione del futuro, bisogna costruire meccanismi di incentivazione veri alle assunzioni”.
Per il leader CISL Raffaele Bonanni, gli obiettivi del pareggio di bilancio entro il 2014 erano inevitabili, ma il Governo non ha saputo agire in maniera organica ed efficace, prendendo provvedimenti “squilibrati sul piano dell’equità sociale, con il carico dei costi e dei tagli posti ancora in prevalenza sulla parte più debole della popolazione, in particolare sulla spesa sociale”.
Intanto, c’è ancora in gioco una (lungamente attesa) riforma fiscale, e i quattro gruppi tecnici di lavoro dovrebbero tornare a riunirsi. Con o senza CGIL.
In entrambe le sedute, un rappresentante della CGIL ha letto ai presenti i motivi dell’autoesclusione, poi confluiti nella lettera al Ministro. Su tutti, la sensazione che il lavoro svolto dai tavoli tecnici sia stato strumentalizzato a fini politici, e proprio nei giorni più convulsi per l’Esecutivo di governo, fra l’approvazione della legge di Bilancio e la bozza di delega in materia di fisco e assistenza, con la “campagna politica che le ha accompagnate”.
Mosse non gradite all’organizzazione sindacale, che ha mal digerito l’inclusione della tabella sulle oltre 400 tax expenditures in vigore, da mesi al vaglio dei tavoli tecnici, nella nuova manovra correttiva: “Cosa assai criticabile – punta il dito la CGIL –, tantopiù di fronte a un lavoro che comunemente era considerato non ancora concluso”.
Il sindacato se ne va, così, sbattendo la porta, e lo fa imputando la colpa all’utilizzo “improprio” dei gruppi di lavoro ministeriali, usati – sottolinea – come “una copertura a provvedimenti che non si è mai voluto formalmente discutere con le parti sociali e che, peraltro, la CGIL considera assai pericolosi e inaccettabili”.
Nel mirino, appunto, la famosa tabella sulle tax expenditures, termine (di conio statunitense) che definisce l’insieme delle agevolazioni e delle esenzioni fiscali. Anche perché l’inserimento della tabella nella manovra correttiva non è stato neutro, visto il taglio “orizzontale” imposto su tutte le voci.
Doppia bocciatura, dunque, dalla Confederazione: una, di più lunga gittata, per la riforma fiscale; l’altra, nell’immediato, per la manovra correttiva. Proprio ieri Susanna Camusso, Presidente CGIL, è tornata sull’argomento con parole tutt’altro che leggere: “È una manovra – ha detto – fatta senza avere un’idea di dove si porta il Paese, se non mantenere i privilegi di chi si è arricchito con la Finanza e il patrimonio immobiliare”.
Ben altre, per Camusso, dovrebbero essere le priorità, soprattutto a livello fiscale (con uno spostamento della tassazione “sui redditi più alti, alleggerendo quelli più bassi”), di welfare (intervenendo a sostegno del Mezzogiorno, dei ceti medi e deboli) e occupazionale: “Bisogna costruire dei processi di certezze del lavoro per i giovani, bisogna abolire tutte queste forme di precariato che sono una modalità per impedire la costruzione del futuro, bisogna costruire meccanismi di incentivazione veri alle assunzioni”.
Anche la CISL “boccia” la manovra correttiva
Obiettivi per ora mancati, secondo l’organizzazione sindacale. E arriva nelle stesse ore, altrettanto negativo, il giudizio della CISL, che ha ribadito la volontà di proseguire presidi e manifestazioni su tutto il territorio nazionale affinché la manovra, “fortemente squilibrata”, venga resa più equa.Per il leader CISL Raffaele Bonanni, gli obiettivi del pareggio di bilancio entro il 2014 erano inevitabili, ma il Governo non ha saputo agire in maniera organica ed efficace, prendendo provvedimenti “squilibrati sul piano dell’equità sociale, con il carico dei costi e dei tagli posti ancora in prevalenza sulla parte più debole della popolazione, in particolare sulla spesa sociale”.
Intanto, c’è ancora in gioco una (lungamente attesa) riforma fiscale, e i quattro gruppi tecnici di lavoro dovrebbero tornare a riunirsi. Con o senza CGIL.
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