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sabato 29 dicembre 2012

Riforma forense

Riforma forense, il via libera dalla Camera

 giovedì 1 novembre 2012
IL testo ritorna in terza lettura al Senato, corsa contro il tempo per il varo definitivo
Pareri discordi nella categoria, i penalisti chiedono modifiche alle specializzazioni

Società professionali bandite ai soci di solo capitale, mandato quadriennale dei consigli forensi (con rieleggibilità per una sola volta), obbligo di iscrizione alla Cassa forense, quote rosa negli organi rappresentativi, tirocinio ridotto da 24 a 18 mesi, funzione disciplinare attribuita ai nuovi Consigli distrettuali: sono alcuni dei punti qualificanti della riforma della professione forense approvata ieri dalla Camera e che ora passa al vaglio del Senato per una terza lettura. Stralciato dal testo la revisione delle norme per l’esame di Stato. La continuità dell’esercizio professionale va verificata, ma senza riferimenti a parametri di reddito, come era previsto in una prima versione del testo.
Incompatibilità e riserve
Di particolare rilevanza nel testo approvato è la norma sulla incompatibilità tra professione e altre attività di lavoro autonomo o di impresa con cui viene salvaguardata l’indipendenza degli avvocati. Mentre per accedere all’albo dei cassazionisti la selezione diventa più rigida. Altro punto nodale della riforma è la riserva di competenza in materia di consulenza legale e di asistenza stragiudiziale. In materia tariffaria è stabilita la libera pattuizione fra le parti, il legale ha l’obbligo di informare il cliente sulla complessità dell’incarico, ma è tenuto a fornirgli un preventivo solo se viene esplicitamente richiesto. Ritorna il divieto del patto di quota lite. Questo patto, lo ricordiamo, è un accordo tra avvocato e cliente in base al quale si attribuisce al primo, quale compenso della sua attività professionale, una parte (quota) dei beni o diritti in lite; oppure si ragguaglia l’onorario al valore dei beni o diritti litigiosi, in ragione di percentuale o di una determinata somma. Il patto di quota lite venne consentito dai cosiddetti “decreti Bersani”, mentre in passato era vietato e addirittura configurato come reato.
Montecitorio dà il via libera con 395 sì, 7 no e 14 astenuti. Le poche settimane che oramai separano questa legislatura dalla sua fine naturale impongono una corsa contro il tempo. Sarà sufficiente, infatti, anche una minima modifica al testo licenziato dalla Camera per mandare a monte anche stavolta la riforma forense.
Le reazioni
Sul testo varato dalla camera sì registrano posizioni discordanti. Parere positivo per l’Organismo unitario dell’avvocatura. “La riforma – sostiene il presidente dell’Oua Maurizio de Tilla – interviene positivamente sulle tariffe, sul preventivo, sulle consulenze esclusive extra giudiziali, contro i soci di solo capitale. È un passo in avanti: i professionisti non sono imprese e non possono soggiacere alle logiche di mercato, ma devono garantire qualità e tutelare un diritto sancito costituzionalmente, quello alla difesa”.
Critica la posizione dell’Associazione nazionale forense; “La legge sul riordino della professione forense – afferma il segretario Ester Perifano – approvata alla Camera, duole constatarlo, non ha nulla che ricordi una riforma se non il titolo, e non può che suscitare notevoli perplessità perché non risolve alcuno dei problemi effettivi degli avvocati, come ad esempio l’accesso, che viene appesantito dalla previsione di scuole forensi obbligatorie, oltre alla totale mancanza della riforma dell’esame di Stato, i cui articoli sono stati stralciati”. L’avvocatura, aggiunge, “avrebbe bisogno di ben altro, ed è singolare che tutte le forze politiche, con pochissime eccezioni, abbiano espresso consenso per un sistema che ripropone schemi vecchi di quasi 80 anni”. L’Unione delle camere penali, presieduta da Valerio Spigarelli, “pur ribadendo la necessità di modificare il regime della specializzazione, esprime apprezzamento per l’approvazione della riforma forense alla Camera”. Infatti i corsi di specializzazione sono demandati all’Università, mentre i penalisti chiedevano di includere tra gli enti formatori anche le associazioni specialistiche riconosciute. Il Consiglio nazionale forense esprime in una nota “grande soddisfazione per l’approvazione da parte della Camera della riforma forense, con l’apporto fattivo del Governo”. Rileva che il voto finale (395 sì, 7 contrari, 14 astenuti) “ha espresso la grande convergenza dei gruppi politici su un testo che l’attento esame parlamentare ha modificato nel solco della più generale riforma delle professioni rispettando la specialità della funzione della professione forense, radicata in Costituzione con il diritto di difesa”. “Questo importante risultato – dichiara il presidente del Cnf Guido Alpa – è stato acquisito con il favore di tutta la Camera nell’interesse dei cittadini e della tutela della dignità della professione forense”. Secondo Alpa “i giovani potranno avviarsi alla professione con maggiore fiducia nel futuro e con maggiori garanzie di qualità, competenza e correttezza. I clienti saranno più tutelati e potranno contare su consulenti e difensori preparati e corretti. A questo punto è necessario perfezionare questo importante impegno del Parlamento con il passaggio definitivo in Senato nel giro di poche settimane. La riforma, una volta approvata, costituirà una solida base per proseguire nel percorso di ammodernamento della professione”.
Aiga: Giovani dimenticati
Forti critiche vengono dai giovani. “Il testo licenziato dalla Camera – dice il presidente dell’Aiga Dario Greco – ci lascia un certo amaro in bocca: c’è scarsissima attenzione verso i giovani professionisti di oggi e di domani. Lo svuotamento delle specializzazioni forensi, la mancata riforma dell`accesso alla professione, l`assenza di incentivi alle aggregazioni professionali e multiprofessionali sono, infatti, tra gli aspetti negativi del provvedimento, su cui esprimiamo le nostre riserve”.
 Di Redazione il Denaro –

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