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mercoledì 21 novembre 2012

Collegio dei revisori unico per i Comuni appartenenti alle Unioni

revisione degli enti locali

Collegio dei revisori unico per i Comuni appartenenti alle Unioni

La denuncia arriva dall’ODCEC di Reggio Emilia, secondo cui sarebbero a rischio gli incarichi di quasi 2 mila revisori di enti locali

/ Martedì 20 novembre 2012
Nemmeno il tempo di manifestare la propria soddisfazione per l’inversione di rotta del Governo sulla norma che imponeva di nominare un dipendente ministeriale alla guida del collegio dei revisori di Province, Città metropolitane e Comuni con più di 60mila abitanti (si veda “Enti locali, sulla revisione a dipendenti ministeriali il Governo fa marcia indietro” del 10 novembre), che ci si trova di fronte ad un altro provvedimento che fa discutere.
Il riferimento è all’art. 3 del DL n. 174/2012, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, oltre a disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (C. 5520-A/R), approvato la settimana scorsa dalla Camera e ora all’esame del Senato.
Una norma che va a disciplinare la nomina dei revisori all’interno delle Unioni di Comuni (attualmente in Italia ne esistono 370 e raggruppano 1871 Comuni), prevedendo il passaggio dal revisore unico al collegio composto obbligatoriamente da tre membri, che saranno chiamati a svolgere le medesime funzioni per tutti i Comuni facenti parte dell’Unione, e il decadimento di tutti i revisori in carica nei Comuni non appena il nuovo collegio si insedia.
“In pratica – spiega l’Ordine di Reggio Emilia in una nota – con una mano tolgono e con l’altra prendono”. Anzi, aggiunge Paolo Cantarelli, Presidente delle stesso ODCEC, “si è dato il via libera ad una norma finanche peggiore di quella relativa ai Presidenti di collegio di nomina ministeriale”.
Peggiore innanzitutto dal punto di vista della tutela della fede pubblica, perché affidare ad un collegio di tre membri la revisione di 10 o più Comuni comporta delle ovvie ripercussioni sulla qualità dei controlli: “Non si comprendono – aggiunge Cantarelli – le finalità di questo provvedimento. Lo si può giustificare solo nell’ottica della spending review, ma in questo caso il gioco non vale la candela. Perché con questa mole di lavoro la qualità dei controlli tenderà a diminuire. Per farli seriamente ci si dovrebbe occupare solo di questo, ma il compenso previsto, che a quanto pare rimane immutato e non è relazionato al numero di Comuni revisionati, non permette di poter vivere solo di questa attività né tantomeno di fare investimenti in una struttura organizzata che possa ottimizzare la gestione del lavoro. In un momento come questo, in cui ci arrivano tante notizie sulle gestioni a dir poco non oculate delle risorse degli enti locali, non si può andare nella direzione di un indebolimento dei controlli, non è su questi aspetti che si dovrebbe risparmiare”.
In più, c’è un aspetto più prettamente legato alla categoria. “Perché è vero – sottolinea l’ODCEC emiliano – che il revisore unico delle 370 Unioni verrà sostituito dal collegio di tre membri, ma nel frattempo i 1871 Comuni perderanno il revisore o il collegio dei revisori, a seconda delle dimensioni. Se fossero anche tutti Comuni con un revisore unico si aggiungerebbero 740 revisori nei collegi delle Unioni, ma si sopprimerebbero come minimo 1871 revisori. I commercialisti, dunque, perderebbero incarichi e posti di lavoro”.
Una questione su cui l’Ordine di Reggio Emilia chiede l’intervento del Consiglio nazionale, perché “faccia sentire la propria voce in merito ad un problema che ci tocca prima come cittadini e poi come professionisti”.
 / Savino GALLO fonte eutekne

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