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lunedì 22 ottobre 2012

taglio degli adempimenti fiscali

adempimenti

Per il taglio degli adempimenti fiscali, scatta la «fase due»

Scaduto ieri il termine per l’invio, ora l’Agenzia dovrà valutare il pacchetto di segnalazioni inviato da associazioni e rappresentanti dei professionisti

/ Sabato 20 ottobre 2012
Nuova fase per il taglio degli adempimenti fiscali inutili e troppo costosi “lanciato” dall’Agenzia delle Entrate. Ieri, infatti, è scaduto il termine entro cui associazioni, organizzazioni imprenditoriali e rappresentanti dei professionisti avrebbero dovuto inviare proposte di modifica sui 108 adempimenti mappati dall’Amministrazione finanziaria ed eventuali ulteriori osservazioni (si veda “Parte il confronto per «sfoltire» 108 adempimenti fiscali” del 3 ottobre). La consultazione che si è svolta nelle ultime settimane tra gli enti chiamati dall’Agenzia al confronto sulle semplificazioni fiscali ha portato a un folto pacchetto di segnalazioni.
Per quanto riguarda i commercialisti, la Commissione Imposte dirette e reddito d’impresa del CNDCEC ha predisposto un documento con una ventina di contributi: alla maggior parte di essi, volta a modificare le proposte di semplificazione dell’Agenzia, si aggiungono ulteriori osservazioni.
Nel dettaglio, tra le modifiche alle proposte dell’Amministrazione finanziaria, il Consiglio nazionale chiede di eliminare la comunicazione annuale dati IVA, poiché le informazioni utili per eventuali modifiche sono già presenti nella dichiarazione IVA. Se proprio ciò non è possibile, bisognerebbe permettere la ravvedibilità delle inesattezze in essa contenute.
In relazione, invece, ai modelli INTRASTAT, la proposta è di: semplificare le informazioni (dati statistici) contenute nel modello sulle prestazioni rese e ricevute; togliere gli obblighi d’inserimento dell’acquisto di beni e servizi non imponibili o esenti e di autofattura delle operazioni non imponibili o esenti; valutare la possibilità di una presentazione semestrale o annuale.
Al riguardo, si ricorda che il nostro sistema richiede un numero di informazioni molto superiore rispetto a quanto disposto a livello comunitario, in particolare per i servizi. L’art. 264 della Direttiva 2006/112/CE, infatti, dispone che nell’elenco riepilogativo debbano figurare il numero d’identificazione IVA, il valore totale delle cessioni di beni o delle prestazioni dei servizi e l’importo delle rettifiche; in Italia, invece, sono richiesti anche i dati statistici d’identificazione relativi a prestazioni di servizi rese e ricevute.
Con riferimento, poi, al modulo RW, per il CNDCEC andrebbe modificato l’adempimento e dovrebbero essere attenuate le sanzioni, partendo dal presupposto che alcuni dati esposti sono già a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, come ad esempio le operazioni con intermediari residenti, visto che gli operatori finanziari trasmettono all’Anagrafe tributaria i dati relativi ai trasferimenti da e per l’estero di denaro, titoli e valori, gli acquisti e le vendite di titoli esteri, oltre alle regolarizzazioni di attività finanziarie, investimenti e altre attività detenute all’estero. Ancora, si dovrebbero armonizzare i criteri di determinazione dei valori con quelli di definizione della base imponibile dell’IVIE e dell’IVAFE.
Tra le ulteriori segnalazioni inviate dai commercialisti, vi è anche una proposta di modifica in materia di istanze d’interpello, con l’obiettivo di accorciare la tempistica a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per fornire le risposte ai contribuenti. In particolare, soprattutto negli interpelli da Statuto del contribuente, per il CNDCEC si dovrebbe consentire al contribuente che adotta un comportamento trasparente e prudente di poter ottenere un’indicazione in una tempistica in linea con i tempi della gestione attuale dell’attività imprenditoriale, oltre alla necessità di uniformare le modalità di presentazione dei diversi interpelli e di una migliore coordinazione delle procedure delle diverse forme d’interpello.
In merito, si evidenzia comunque che l’art. 3, comma 3 del Ddl. delega fiscale (S. 3519) – da martedì prossimo all’esame della Commissione Finanze del Senato – stabilisce che il Governo è delegato a prevedere, nell’introduzione di norme su forme di comunicazione e di cooperazione rafforzata tra imprese e Amministrazione finanziaria, e, per i soggetti di maggiori dimensioni, sistemi aziendali strutturati di gestione e di controllo del rischio fiscale, non solo incentivi sotto forma di minori adempimenti e riduzione di eventuali sanzioni, ma anche forme specifiche d’interpello preventivo con procedura abbreviata.
Lato imprese, infine, tra le questioni richiamate da Confindustria dovrebbe figurare il visto di conformità necessario per ottenere un rimborso IVA, mentre tra le proposte di Rete Imprese Italia ci sarebbero quelle di: abolire la comunicazione delle lettere d’intento, inserendo l’adempimento nella dichiarazione annuale IVA; abolire la comunicazione dei beni in godimento ai soci relativamente al 2011 e, a regime, inserirla nell’ambito della dichiarazione dei redditi, escludendo dall’obbligo gli immobili oggetto di contratti di locazione già registrati; prevedere la generale e automatica iscrizione al VIES, con controllo dei requisiti effettuato a posteriori dall’Agenzia ed eventuale successiva cancellazione.
 / Michela DAMASCO

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