riforma fiscale
Arriva la bozza di riforma fiscale: addio IRAP, tre aliquote IRPEF e IVA a +1%
Prende forma il disegno di legge delega, che giovedì prossimo sarà all’esame del Consiglio dei Ministri insieme alla manovra correttiva
Tre aliquote IRPEF (20, 30 e 40%) al posto delle attuali cinque, aumento dell’IVA di un punto percentuale per le aliquote del 10 e del 20% (che passerebbero, così, all’11 e al 21%), e soprattutto “addio” IRAP dal 2014. Questo il nocciolo della bozza del disegno di legge delega sulla riforma fiscale: il documento – lungo appena tre pagine, stando alle indiscrezioni di stampa – dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri giovedì prossimo, insieme al decreto sulla manovra correttiva di quest’anno, pari a 40 miliardi di euro.
Per molti versi, al di là delle tre aliquote IRPEF, già annunciate nei giorni scorsi, si tratta di un colpo di scena. A stupire maggiormente è la prevista abolizione, dal 2014, dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), che da sola porta allo Stato circa 38 miliardi di euro l’anno. Nata nel 1997, e introdotta l’anno successivo in Finanziaria, l’IRAP ha sostituito sette precedenti imposte dovute da lavoratori autonomi e imprese: contributi sanitari e tassa sulla salute, ILOR, ICIAP, patrimoniale per le imprese, tassa annuale sulla partita IVA e tasse di concessione comunale. Una piccola riforma federalista ante litteram, quella dell’IRAP, le cui basi furono poste già dal 1996 con l’obiettivo dichiarato di dare maggiore autonomia impositiva alle Regioni.
Tutto da rifare, secondo la bozza di riforma tributaria allo studio del Governo, impegnato anche sul fronte della nuova manovra correttiva da 40 miliardi, chiesta a gran voce dagli industriali. Per la leader di Confindustria Emma Marcegaglia, bisogna evitare che i conflitti interni alla maggioranza ne impediscano l’approvazione, perché “scelte diverse in questo momento sarebbero molto pericolose”, mentre l’ad Eni Paolo Scaroni auspica massimo rigore: “Negli ultimi tempi – ha spiegato – abbiamo visto qualche piccolo scricchiolio che non ci è piaciuto, il rigore è indispensabile”.
Ma non sono mancate reazioni negative alle ipotesi di manovra, che dovrebbe imporre una serie di tagli su pubblico impiego, enti locali, costi della politica e pensioni, con la soppressione dell’ICE (Istituto per il commercio estero) e la privatizzazione della Croce Rossa Italiana. Per oggi è prevista una manifestazione dei sindacati di base in difesa dei lavoratori della CRI, e proteste potrebbero arrivare anche per la riduzione del 10% del fondo FAS destinato alle Regioni del Mezzogiorno: “Ci troveremmo dinanzi a un colpo mortale contro la già fragile economia meridionale”, ha rimarcato il segretario nazionale di Noi Sud, Arturo Iannaccone.
Tornando alla riforma fiscale, l’abolizione dell’IRAP non è l’unica sorpresa arrivata in queste ore. L’innalzamento dell’IVA, infatti, era stato seccamente smentito la scorsa settimana dal Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, all’Assemblea generale di Confcommercio: “Non è intenzione del Governo costruire la riforma del Fisco sull’aumento dell’IVA, sarebbe uno strumento che frena la crescita”, aveva spiegato, rassicurando il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
Se le indiscrezioni fossero confermate, invece, le due aliquote più elevate dell’IVA dovranno aumentare dell’1%. Le prime reazioni sono discordanti. Da un lato della barricata l’ufficio studi ANCC-COOP, che vede nell’incremento dell’IVA “una mossa perfetta per affossare la già scarsa propensione al consumo degli italiani”, mettendo “le mani in tasca ai meno abbienti”: l’aumento, secondo la COOP, colpirebbe l’acquisto di prodotti di largo consumo (carne, biscotti, cereali, prodotti farmaceutici e bollette), comportando per la famiglia media italiana un aggravio di 290 euro annui.
- per un lavoratore dipendente monoreddito con un figlio a carico e un imponibile IRPEF di 34.774 euro, l’aggravio d’imposta determinato dall’incremento IVA, pari a 166,37 euro, verrebbe compensato dalla diminuzione di 600,92 euro del carico fiscale IRPEF;
- per una famiglia bireddito, con un figlio a carico e un imponibile IRPEF di 34.774 euro, si arriverebbe invece a un risparmio di 573,83 euro annui.
Ulteriori interventi dovrebbero riguardare la classificazione, secondo 11 criteri, degli attuali 476 contributi statali – con priorità a lavoro, famiglie e giovani – e l’introduzione dal 2012 di un’aliquota unica al 20% per le rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Chi si aspettava un’autentica “rivoluzione copernicana” sul fronte fiscale, comunque, resterà deluso: “Impossibile fare una riforma in deficit – ha spiegato il Ministro Tremonti nel presentarne la bozza –, non si può sconquassare il bilancio dello Stato”.
Per molti versi, al di là delle tre aliquote IRPEF, già annunciate nei giorni scorsi, si tratta di un colpo di scena. A stupire maggiormente è la prevista abolizione, dal 2014, dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), che da sola porta allo Stato circa 38 miliardi di euro l’anno. Nata nel 1997, e introdotta l’anno successivo in Finanziaria, l’IRAP ha sostituito sette precedenti imposte dovute da lavoratori autonomi e imprese: contributi sanitari e tassa sulla salute, ILOR, ICIAP, patrimoniale per le imprese, tassa annuale sulla partita IVA e tasse di concessione comunale. Una piccola riforma federalista ante litteram, quella dell’IRAP, le cui basi furono poste già dal 1996 con l’obiettivo dichiarato di dare maggiore autonomia impositiva alle Regioni.
Tutto da rifare, secondo la bozza di riforma tributaria allo studio del Governo, impegnato anche sul fronte della nuova manovra correttiva da 40 miliardi, chiesta a gran voce dagli industriali. Per la leader di Confindustria Emma Marcegaglia, bisogna evitare che i conflitti interni alla maggioranza ne impediscano l’approvazione, perché “scelte diverse in questo momento sarebbero molto pericolose”, mentre l’ad Eni Paolo Scaroni auspica massimo rigore: “Negli ultimi tempi – ha spiegato – abbiamo visto qualche piccolo scricchiolio che non ci è piaciuto, il rigore è indispensabile”.
Ma non sono mancate reazioni negative alle ipotesi di manovra, che dovrebbe imporre una serie di tagli su pubblico impiego, enti locali, costi della politica e pensioni, con la soppressione dell’ICE (Istituto per il commercio estero) e la privatizzazione della Croce Rossa Italiana. Per oggi è prevista una manifestazione dei sindacati di base in difesa dei lavoratori della CRI, e proteste potrebbero arrivare anche per la riduzione del 10% del fondo FAS destinato alle Regioni del Mezzogiorno: “Ci troveremmo dinanzi a un colpo mortale contro la già fragile economia meridionale”, ha rimarcato il segretario nazionale di Noi Sud, Arturo Iannaccone.
Tornando alla riforma fiscale, l’abolizione dell’IRAP non è l’unica sorpresa arrivata in queste ore. L’innalzamento dell’IVA, infatti, era stato seccamente smentito la scorsa settimana dal Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, all’Assemblea generale di Confcommercio: “Non è intenzione del Governo costruire la riforma del Fisco sull’aumento dell’IVA, sarebbe uno strumento che frena la crescita”, aveva spiegato, rassicurando il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
Se le indiscrezioni fossero confermate, invece, le due aliquote più elevate dell’IVA dovranno aumentare dell’1%. Le prime reazioni sono discordanti. Da un lato della barricata l’ufficio studi ANCC-COOP, che vede nell’incremento dell’IVA “una mossa perfetta per affossare la già scarsa propensione al consumo degli italiani”, mettendo “le mani in tasca ai meno abbienti”: l’aumento, secondo la COOP, colpirebbe l’acquisto di prodotti di largo consumo (carne, biscotti, cereali, prodotti farmaceutici e bollette), comportando per la famiglia media italiana un aggravio di 290 euro annui.
Per la CGIA di Mestre, risparmi compresi fra 435 e 573 euro
Di parere opposto la CGIA di Mestre, convinta che il mix di novità IRPEF-IVA possa far risparmiare ai nuclei familiari di 3 persone, monoreddito o con reddito doppio, una cifra annua compresa fra 435 e 573 euro. Più precisamente:- per un lavoratore dipendente monoreddito con un figlio a carico e un imponibile IRPEF di 34.774 euro, l’aggravio d’imposta determinato dall’incremento IVA, pari a 166,37 euro, verrebbe compensato dalla diminuzione di 600,92 euro del carico fiscale IRPEF;
- per una famiglia bireddito, con un figlio a carico e un imponibile IRPEF di 34.774 euro, si arriverebbe invece a un risparmio di 573,83 euro annui.
Ulteriori interventi dovrebbero riguardare la classificazione, secondo 11 criteri, degli attuali 476 contributi statali – con priorità a lavoro, famiglie e giovani – e l’introduzione dal 2012 di un’aliquota unica al 20% per le rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Chi si aspettava un’autentica “rivoluzione copernicana” sul fronte fiscale, comunque, resterà deluso: “Impossibile fare una riforma in deficit – ha spiegato il Ministro Tremonti nel presentarne la bozza –, non si può sconquassare il bilancio dello Stato”.
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