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mercoledì 8 agosto 2012

conti pubblici

Il decreto sulla spending review è legge

Via libera della Camera: IVA congelata fino a luglio 2013, ma le Regioni in deficit sanitario potranno anticipare l’aumento dell’addizionale IRPEF
/ Mercoledì 08 agosto 2012
La spending review è legge. Il decreto che “mette a dieta” lo Stato, congelando l’aumento dell’IVA e introducendo risparmi per 4,5 miliardi quest’anno, 10,5 il prossimo e 11 nel 2014, ha ottenuto il via libera definitivo.
Nella seduta di ieri, infatti, la Camera, con 403 voti favorevoli, 86 contrari e 22 astensioni, ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione del Ddl., già approvato dal Senato, di conversione, con modificazioni, del DL n. 95/2012, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (C. 5389). Dopo la trattazione degli ordini del giorno, il provvedimento è stato approvato in via definitiva con 371 voti favorevoli.
La “cura dimagrante” dello Stato, che consente, innanzitutto, di rinviare dal prossimo ottobre al luglio 2013 il temuto aumento di un punto percentuale delle due aliquote IVA del 10% e del 21%, per un costo di 3,28 miliardi nel 2012, ma anche di ampliare le tutele ad altri 55.000 esodati e di aiutare i Comuni colpita dal sisma in Emilia, comprende sia tagli, sia aggravi fiscali.
Per le zone colpite dal sisma, innanzitutto, arrivano risorse per 6 miliardi, con la possibilità, per Comuni e Commissario regionale, di fare assunzioni a tempo determinato per affrontare le emergenze. In arrivo anche 23 milioni per la raccolta dei rifiuti in Abruzzo.
Si tratta di risorse per reperire le quali il testo approvato ieri prevede una serie di tagli alla spesa pubblica, che toccano, tra l’altro, ospedali, statali e Province.
Entro novembre, infatti, le Regioni dovranno tagliare circa 7mila posti letto negli ospedali, arrivando a 3,7 ogni 1000 abitanti (oggi è 4); previste anche riduzioni alle remunerazioni che ricevono i convenzionati.
In relazione agli organici della P.A., inoltre, verrà ridotto del 20% il numero dei dirigenti e del 10% quello dei dipendenti non dirigenti, oltre a un limite per i buoni pasto, fissato a 7 euro.
Le Province, invece, saranno “riordinate” in modo da averne solo con almeno 350.000 abitanti e un territorio di 2.500 Km quadrati; per il 2012, poi, avranno un contributo di 100 milioni per ridurre il proprio debito.
Tra le altre misure, si segnalano: il taglio del 50% della spesa per auto blu di tutte le amministrazioni, compresa la Banca d’Italia; il tetto di 300.000 euro per la retribuzione a manager e dipendenti delle aziende partecipate dello Stato, non quotate, RAI compresa; risparmi dei Ministeri di 1,7 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014 e 2015; “sforbiciata” ai trasferimenti alle Regioni, per 700 milioni nel 2012 e un miliardo nei due anni successivi; riduzione, nell’anno in corso, delle spese per acquisti di beni e servizi, da parte delle amministrazioni centrali; chiusura delle società in house, anche se non automatica, perché se Regioni, Province e Comuni realizzeranno un risparmio del 20% per la gestione, non saranno costrette a sopprimere o accorpare i propri enti o agenzie; stop al “trascinamento” di indennità per i docenti universitari che, dopo un incarico in un ente o istituzione, tornano a insegnare.
Slittano invece, rispettivamente, di sei mesi e di due anni, la riduzione di dirigenti e personale per l’amministrazione civile del Ministero dell’Interno e i diplomatici in servizio all’estero del Ministero degli Affari esteri e l’obbligo del taglio del 15% degli affitti per immobili in uso alla P.A.
Sul fronte degli aggravi fiscali, invece, il Ddl. di conversione del decreto sulla spending review prevede la possibilità, per le Regioni in disavanzo sanitario (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) di anticipare al 2013 la maggiorazione dell’addizionale regionale IRPEF, dallo 0,5% all’1,1%.
Aumento, poi, delle tasse universitarie a carico degli studenti fuori corso: +25% per redditi sotto i 90.000 euro e +100% oltre 150.000 euro. Non ci saranno aumenti per chi è in regola e con un reddito sotto i 40.000 euro.
Nonostante il voto di fiducia e l’approvazione, restano comunque i malumori, prima di tutto della maggioranza, sia per la forma, sia per la sostanza del provvedimento che, avverte anche Pierluigi Bersani del Pd, contiene “imperfezioni” che andranno corrette con la legge di stabilità.
La partita, insomma, è rimandata a settembre, quando dovrebbero arrivare anche nuovi provvedimenti di revisione della spesa (dagli incentivi alle imprese alle agevolazioni fiscali, passando per il taglio ai finanziamenti ai partiti e ai distacchi sindacali, oltre a un secondo intervento sulla spesa degli enti locali a firma Enrico Bondi). Il percorso si preannuncia però in salita, tra le proteste degli Enti locali, delle Province in vista dell’accorpamento, dei sindacati, soprattutto per i tagli al pubblico impiego, e dei medici contro i tagli alla sanità.

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