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lunedì 2 settembre 2013

nuovo redditometro

Reddito dichiarato diverso da quello disponibile

Possibilità di difesa nel nuovo redditometro

Premessa – Attraverso il redditometro viene ricostruito il reddito disponibile dell’anno, ossia il reddito utile per effettuare la spesa. Pertanto, una possibilità per il contribuente di difendersi può essere fondata sul fatto che il reddito considerato nella dichiarazione è diverso dal reddito disponibile.

Reddito d’impresa
– Tale ipotesi si verifica sovente con riferimento al reddito d’impresa. Tale reddito può, infatti, risultare anche di molto inferiore a quello disponibile, per effetto della deduzione degli oneri figurativi, cioè elementi negativi del reddito d’impresa a cui non corrisponde alcuna uscita finanziaria. In questi casi il redditometro, essendo basato sul reddito disponibile, non potrebbe trovare giustificazione nel reddito d’impresa dichiarato dall’imprenditore. La differenza potrebbe essere spiegata dai costi figurativi, prova (contraria) che nel precedente sistema di accertamenti sintetici il contribuente non poteva fornire.

Esempi - Si pensi agli ammortamenti, all’accantonamento ai fondi rischi, ovvero anche all’accantonamento al TFR nelle ipotesi nelle quali lo stesso rimane in azienda. Nella determinazione del reddito d’impresa esistono, infatti, molti elementi che abbattono il reddito a fronte dei quali, tuttavia, non emerge un’uscita finanziaria, quali: 1) ammortamenti dei beni strumentali; 2) accantonamenti al TFR; 3) accantonamenti ai fondi rischi d’impresa a cominciare dall’accantonamento rischi su crediti; 4) ratei passivi relativi ad affitti o canoni che saranno pagati nell’anno successivo; 5) risconti attivi ripostati nell’anno successivo a fronte di pagamenti ad esempio di affitti o canoni pagati in via anticipata l’anno precedente; ecc. Si tratta di fattori che possono incidere anche pesantemente nella determinazione del reddito d’impresa.

Il frazionamento dei componenti positivi
- Allo stesso modo, dal lato dei componenti positivi dei reddito, esistono norme nel T.U.I.R. che consentono di frazionarne la tassazione. L’esempio di scuola in questo senso è la possibilità di scegliere di frazionare la tassazione delle plusvalenze in cinque esercizi, quello di maturazione e nei quattro successivi. In questo caso, a fronte di un’entrata finanziaria complessiva attribuibile alla plusvalenza, ad esempio di 10.000 euro, per la vendita del bene strumentale, sono sottoposti a tassazione solamente 2.000 euro. In tal caso esistono ben 8.000 euro di reddito finanziario in più che possono giustificare l’eccedenza di spesa.

Reddito maggiore - Appare anche evidente che in tutti i casi sopra citati deve anche essere considerato il rovescio della medaglia. Occorre, infatti, sottolineare che si tratta di distinzioni che attengono non già alla misura del reddito complessivo, ma solo al criterio con cui questo viene ripartito nei diversi esercizi. Infatti, la variazione economica che in esercizio non abbatte il reddito finanziario dell’imprenditore lo abbatterà in un esercizio in futuro ovvero lo ha già abbattuto in uno passato. Si pensi al caso dell’ammortamento del bene strumentale e al caso delle plusvalenze per le quali si è optato per il frazionamento della tassazione.

Fase precontenziosa - L’Agenzia delle Entrate, quindi, dovrà, insieme al contribuente nella fase precontenziosa, adeguare per ogni anno il reddito spendibile oggetto dell’accertamento al reddito d’impresa dichiarato dall’imprenditore individuale ovvero dai soci di società di persone, considerando, insieme, la somma algebrica di tutti questi elementi.
Autore: Redazione Fiscal Focus

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