Pratiche Telematiche al Registro Imprese - Agenzia delle Entrate

Attestazione del requisito idoneità finanziaria

ai sensi art 7 Reg. Europeo n. 1071/2009 – art. 7 D. D . 291/2011

Pratiche Telematiche al Registro Imprese - Invio Bilancio
Aggiornamento Consiglio di Amministrazione ed elenco Soci
Variazioni all 'Agenzia delle Entrate
Cessioni di quote di Società Srl
Gestione del contenzioso con l' Agenzia delle Entrate
Ricorsi Tributari

giovedì 19 maggio 2011

La responsabilità sociale dell’impresa e il ruolo dei professionisti

deontologia

La responsabilità sociale dell’impresa e il ruolo dei professionisti

Ieri, in un convegno organizzato dalla fondazione Telos, si è parlato di etica, partendo dai principi enunciati nell’Enciclica «Caritas in Veritate»

/ Mercoledì 18 maggio 2011
ROMA - Etica e responsabilità sociale d’impresa. Lo sviluppo dell’azienda orientato alla massimizzazione del profitto contro quello volto alla redistribuzione, quantomeno parziale, del guadagno ottenuto. Sono stati questi i temi trattati nel corso del convegno Etica professionale e d’impresa nell’Enciclica Caritas in Veritate, organizzato dalla Fondazione Telos e tenutosi nella sede dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Roma. Una location voluta fortemente dalla fondazione, nella convinzione che i professionisti siano una parte importante dello sviluppo economico, con la loro capacità di assistere e orientare le scelte degli imprenditori.
Si è tornati, dunque, a parlare di responsabilità sociale, di tecnica e sviluppo, mercato e speculazione, grazie allo spunto offerto dall’ultima Enciclica scritta da Papa Benedetto XVI, un vero e proprio saggio di “etica economica”. “In realtà – ha spiegato il presidente della Fondazione Telos, Giovanni Castellani, che ha introdotto i lavori –, sono anni che si alimenta il dibattito tra i sostenitori della “stockholder view”, per i quali gli amministratori hanno il solo dovere etico di massimizzare il profitto, e quelli della “stakeholder view”, convinti che il dovere etico è rivolto a rispettare i diritti di tutti coloro che hanno interesse nell’impresa”. Due visioni contrapposte che, per il Santo Padre, non sembrano più incompatibili.
“Nell’Enciclica – ha continuato Castellani –, il Papa spiega che la distinzione tra imprese finalizzate al profitto e organizzazioni non profit non sia più in grado di dare conto completo della realtà. In questi ultimi decenni è andata emergendo un’ampia area intermedia”. È il “terzo settore”, una realtà composita che coinvolge pubblico e privato, che “non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali”.
Secondo Castellani, dunque, si tratta di una contrapposizione superata, almeno dal punto di vista ideologico, nella speranza che lo diventi anche da quello giuridico: “Le informazioni contenute nei bilanci delle imprese, così come ora strutturati, non sono più in grado di rispondere alle aumentate aspettative della collettività”. Il Legislatore, con la modifica dell’art. 2428 c.c., ha tentato di imporre l’obbligo di fornire informazioni “non finanziarie” all’interno dei bilanci d’esercizio. “Ma lo ha fatto con l’inciso “se del caso”, terminologia ambigua che ha attenuato la cogenza dell’informativa non finanziaria. Recentemente, però, la Commissione Europea sembra orientata ad una revisione della IV Direttiva, imponendo, non più su base discrezionale, alle società di includere nei loro bilanci sezioni dedicate a fornire informazioni non finanziarie”.
Il terzo settore come pilastro dello sviluppo economico
Sul terzo settore ha incentrato parte del suo intervento anche Enrico Laghi, ordinario di Economia aziendale all’Università La Sapienza di Roma: “Per ampliare questo cosiddetto terzo settore, sarebbe opportuno che lo Stato intervenisse tramite una regolamentazione, incoraggiandolo e mettendolo al centro della realizzazione del welfare. Dando cioè al non profit dignità di terzo pilastro nel processo di sviluppo economico”. Per farlo, secondo Laghi, ci sarebbe bisogno di un complesso di norme che “definiscano un modello tipo di azienda non profit, così da disporre di regole chiare sulla loro amministrazione, sulla modalità di produzione, gestione e distribuzione delle risorse”. Perché sono proprio questi modelli d’azienda, quelli in cui “l’agire imprenditoriale e l’etica d’impresa trovano una naturale fusione”.
Etica e umanizzazione del mercato. Parole che il Pontefice ha voluto mettere al centro della sua Enciclica. “Il Papa – ha sottolineato padre Gian Paolo Salvini, direttore de La Civiltà Cattolica – ha indicato la strada per trasformare la depressione in una ripresa animata da principi etici. Ma proprio negli ultimi giorni, ha ribadito come, finora, sia stata un’occasione persa. Perché i presupposti che hanno dato luogo alla crisi, come la speculazione finanziaria, ci sono ancora tutti. Caritas in Veritate indica la strada per un’azione guidata dall’etica contro le tentazioni liberistiche”.
Il punto di rottura fatto segnare dall’Enciclica, secondo Salvini, sta proprio nell’aver affrontato, per la prima volta, anche il meccanismo dell’impresa: “Il Papa – ha concluso – non demonizza il mercato, che può offrire vantaggi a patto che non diventi il luogo delle sopraffazioni. Non demonizza lo sviluppo, però ricorda che non si tratta di fini, ma di mezzi per raggiungere il benessere comune. Chiede, inoltre, di recuperare la dimensione del gratuito, che già esiste, ma va valorizzata. Un cliente che, ad esempio, affida le proprie pratiche ad un professionista lo fa sulla scorta di una fiducia che non è vendibile. Ecco, la fiducia ha dentro di sé un elemento del gratuito, concetto che andrebbe recuperato ben oltre la dimensione della beneficenza”.

Nessun commento:

Posta un commento